“Cittadella” nella città: dove?
7 marzo 2019
Mentre la natura, in attesa della primavera, si sta lentamente risvegliando, mi auguro che anche i polesani, soprattutto i rodigini, reagiscano uscendo da una fase di prolungata pigrizia. Lo ritengo un bisogno primario. Assisto infatti stupito e meravigliato, per esempio, ad un dibattito in corso tra i rappresentanti dei vertici del Tribunale di Rovigo e dell’Ordine degli avvocati. Oggetto del contendere l’eventuale spostamento dei vari uffici giudiziari decentrati per riunirli in un unico corpo. C’è chi, legittimamente – Presidente del Tribunale e Procuratore Capo – riterrebbe il Censer la sede ideale; altri – l’Ordine degli avvocati – invece, l’ex Caserma Silvestri. Tra i due antagonisti vi è una grande assente, la Politica. Quella con la “P” maiuscola. Male rappresentata in questo territorio da persone che, ne sono convinto, detengono ancora nel loro DNA la molecola del “monomero servile”. Zitti, assenti, e proni verso i potentati. Perché occupati in giochini interni al partito, o distratti da temi secondari. Ma muti e osservanti riguardo una importantissima diatriba, come questa. Mi inserisco, in maniera solitaria, protetto dalla nostra Costituzione e supportato dall’importante articolo 21. Non si sa mai! Subito mi spoglio: sono dalla parte di chi, come l’ex sindaco Bergamin e gli avvocati, afferma un secco e chiaro NO al Censer.
Ho rispetto per le opinioni di Presidente e Procuratore che, tra qualche anno, lasceranno Rovigo e questa Mesopotamia tra Po e Adige, per raggiungere la meritata pensione nelle loro città. Da cittadino rivendico però un principio, divenuto anche slogan politico: “paroni a casa nostra“. Dovremmo essere noi polesani, noi rovigotti, meglio ancora se supportati dagli eletti in Comune, Provincia, Regione e Parlamento, ad avere già da tempo segnalato al competente Ministero, dove, come e perché vogliamo collocare la nuova “cittadella della giustizia”. Perché, in assenza del ruolo che la politica dovrebbe esercitare, si creano spazi in cui si inseriscono altri legittimi interlocutori.
Rovigo, con i suoi 30.000 abitanti, sommati agli altri 20.000 delle undici frazioni, con un migliaio di case sfitte sul mercato, con una popolazione fra le più anziane del Veneto, una città capoluogo disastrata, con una serie di edifici storici dismessi (ex Questura, ex Vigili del fuoco, ex scuole magistrali, ex Maddalena, ex Caserma Silvestri, ex Banca d’Italia, ex scalo merci Stazione Ferroviaria etc. etc.) ha la necessità e l’esigenza di essere ridisegnata, tenendo prioriamente conto della conservazione e recupero del nostro patrimonio edilizio urbano. Che dovrà assolutamente essere protetto, anche con quel coraggio e lucidità che serve ad eliminare quegli interventi che ne hanno costituito un deturpamento. Ecco perché l’ex Caserma Silvestri, a mio avviso, sarebbe ideale quale “cittadella della giustizia”. Delimitata e blindata da mura, con solidi edifici costruiti come si faceva un tempo, munita di parcheggio interno, e il cui recupero sarebbe molto, ma molto meno oneroso che rimettere in sesto e riattare decentemente i vecchi e fatiscenti capannoni del Censer, nati per altri scopi.
Ultimo, ma assai importante, l’aspetto socio-economico, da non trascurare. Riguarda “il cuore cittadino”, già gravemente malato. Spostare a Boara il Tribunalone, significherebbe uccidere definitivamente Rovigheto nei suoi gangli vitali come bar, tabaccherie, negozi, ristoranti e uffici che rappresentano il tessuto connettivo portante di un’urbe. Che altrimenti diverrebbe “orba”.
Roberto Magaraggia
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