Le gaffe della Gambardella incoronano Gaffeo
18 giugno 2019
Sir Winston Churchill, politico e statista inglese sosteneva che quando in una disputa si prevaleva per due voti, uno era da considerarsi di troppo. Si tratta di concetti che esulano dalla formazione “politica” della candidata per il centrodestra, e ora consigliera comunale, Monica Gambardella. Che, dopo la gaffe iniziale per aver additato come ignavi quanti non l’avevano rivotata, ha infilato la doppietta. Chiedendo addirittura la presidenza del consiglio comunale, sottolineando che rappresentava la quasi metà degli elettori. Richiamando nientepopodimenoche’ “…la tradizione anglosassone…” nel parlamentino comunale. Appello che ha fatto sganasciare dalle risate i più. Come se a Rovigheto, non dico avessero letto Hume, Locke o Smith, ma si fosse imposta negli anni una qualche forma di liberalismo. Chi gestisce il consiglio comunale è sempre stato nominato da chi ha vinto le elezioni. Bastava si informasse. Sarà inoltre utile spiegare alla competente direttore della Protezione Civile, inadatta al ruolo che le era stato affidato (risultante da una sommatoria di no prima ricevuti da Giampietro Berti, Lucio Taschin, Emilio Ramazzina ), quale candidato in grado di vincere le elezioni amministrative, dove chi vince è definito maggioranza, chi perde minoranza. E chi ha raggranellato cento, mille preferenze in aula conta come un consigliere che ne ha ricevuto trenta. Uno vale uno. Non so se sia cattolica, praticante o meno, però la consiglierei di fermarsi un attimo per fare un semplice esame politico, non di coscienza, non mi permetterei. Nelle elezioni europee di un mese fa la Lega a Rovigheto aveva raggiunto il 48,5% dei consensi. Che sono precipitati al 18%, quando davanti agli elettori si è presentata lei con il suo sorriso e il suo programma. Dove in due mesi di campagna elettorale, impreparata o mal consigliata, non ha mai sfiorato nemmeno per un attimo le due architravi che hanno portato il “Capitano” e la Lega, dal 6 al 34% dei consensi. Cioè immigrazione e difesa personale. Per lei totali tabù. Col risultato che il consenso dei rovigotti, che si cibavano a pranzo e cena del verbo televisivo Salviniano, alle europee sono schizzati in alto. Mentre, quindici giorni dopo, la battagliera candidata, lanciata con i suoi proclami in pasto al fuoco nemico come una novella Giovanna D’Arco, ha bruciato le residue speranze di vittoria. Facendo la fine che ha fatto, e trascinandosi nel rogo gli ultimi rappresentanti della vecchia politica, incapace in questi anni di rinnovarsi. Nonostante ciò ci sono temerari, come lei e Da Re, che parlano di un “…ottimo risultato ottenuto…” nel mentre si apprestano a “festeggiarlo” con dieci anni di opposizione. Come disse Giulio Cesare, de gustibus non disputandum est. Anche perché, se non muteranno gli scenari per la Lega da qui al 2020, un seggio per lei in consiglio regionale, probabilmente arriverà. Così le sue qualità e capacità potranno essere meglio utilizzate, navigando sotto l’onda del mare magnum veneziano.
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