A Silvia…”grignanotta”
20 giugno 2019
Silvia, rimembri ancora quel bel tempo della tua vita mortale, quando dal tuo sorriso splendean i tuoi occhi ridenti e birichini, mentre tu lieta pensavi di diventar la prima donnina sindaco di Rovigheto? Suonavan i cori nelle quiete stanze e nelle vie d’intorno e nelle frazioni, ammaliati dal tuo perpetuo impegno, con l’opra tua femminile intenta a frantumare il Bergamin. Sedevi contenta: oramai pensavi che il tuo avvenir che in mente avevi si sarebbe realizzato. Sembrava li, a portata di mano, nel maggio odoroso, perché avevi innondato con le tue carte “della felicità” le vie dotate e gli orti anche di la’ dell’Adigetto. Anche se la mia lingua mortal ti avea avvertita: le Gaffe saranno la morte tua. Ma tu avevi pensieri soavi, cori, o Silvia mia. Quella che ora ti appare la vita reale e umana, legata al fato. Le tue speranze, acerba e sconsolata, ti ricoprono di dolore e di sventura. O natura, o natura. Perché non rendi poi quel che avevi promesso? Perché di tanto inganni i figli tuoi? Tu, sarai combattuta e vinta da questa maggioranza, o tenerella, e perderai il fior degli anni tuoi. O speranze, speranze; armeni inganni della tua prima età. Per variar d’affetti e di pensieri, scordarvi non sai. Fantasmi intendo. Mero desiderio, e sebben abbia preso voti, oscuro è il tuo stato. La ricordanza, e il noverar l’estate del tuo dolore. Oh rovigotti ingrati. La speranza è breve e la memoria è in corso, ripensando al passato, ancor triste. Passata è la tempesta, mentre odi i comunisti far festa.
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