Salvini perché non sei venuto …tttiiinnn? Perché non sei venuto …tttiiinnn?
25 giugno 2019
Perché non sei venuta, perché non sei venuta, perché non sei venuta… tttiiinnn… tttiiinnn? Imito Giorgio Bracardi nella fortunata trasmissione radiofonica degli anni 70 “Alto Gradimento”, di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. L’attore comico, con questa tiritera, si interrogava sul perché la sua innamorata non si fosse presentata all’appuntamento. Come a Rovigheto, dove ancor oggi molti leghisti e centristi non si capacitano dell’assenza di Salvini. Che non si è mai fatto vedere durante la campagna elettorale per tirare la volata alla Lega, al centrodestra e a Monica Gambardella. Ve lo dico io perché non è venuto!
1- Nel 2015, quando venne eletto sindaco Massimo Bergamin, la Lega si accaparrò l’unico capoluogo di provincia in Italia. Si instaurarono buoni rapporti con Salvini. Non con Zaia. Anche tra i due leader, checche’ si pensi, non vi è un grande feeling. Troppo diversi, il governatore e il segretario federale. Mesi dopo, Bergamin ebbe un exploit, a Verona, di fronte a migliaia di iscritti e tutto lo staff della Lega, attaccando il nemico Tosi, da poco espulso dal partito. Intervento che impressiono’ il segretario federale. Tanto che Salvini, in un vertice convocato ad Arcore da Berlusconi con presente anche Giorgia Meloni, lo indicò tra i “volti televisivi” richiesti dal Cavaliere da inserire nelle sue reti televisive per contrastare il Referendum renziano, che si sarebbe svolto il 4 dicembre del 2016. Bergamin, infatti, spopolò su Rete 4 e Italia 1, per un bel pezzo.
2-A maggio del 2017 la Lega era chiamata a votare il segretario federale. Inaspettatamente si era fatto avanti un concorrente del “capitano”. Giovanni Fava, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, critico, come Maroni e Bossi, verso Salvini.
3- In Polesine i seguaci di Bossi, Maroni e Fava facevano capo a un giovane consigliere comunale, Fabio Benetti. Mattatore all’appuntamento tenutosi a Ghignolo Po, davanti a un numeroso gruppo di anti-Salvini e pro Fava. Benetti, nell’occasione, non solo agguantò il microfono ma parlò in rappresentanza del Veneto. Probabilmente informò l’amico Fava che nella lista del consiglio federale del “nemico” Salvini vi era un Bergamin di troppo. Il primo cittadino di Rovigheto, infatti, non aveva i titoli per la candidatura, poiché espulso dalla Lega da Tosi e riammesso da poco nel partito. Non aveva quindi maturato l’anzianità necessaria prevista dallo statuto.
4-Salvini nelle primarie annientò l’avversario ottenendo l’83% dei consensi e, subito dopo, al Congresso fu eletto segretario. Bossi a novembre arrivò a Rovigo, riunendo gli “amici” ospitati da Benetti, nel suo agriturismo di Buso.
5-Nel frattempo i rapporti tra Salvini e Bergamin si raffreddarono. Voci sul suo passato giungevano a via Bellerio e ai giornali. Salvini non aveva mai digerito la tremenda “leggerezza” di Bergamin nell’essersi fatto inserire nella lista federale, privo di titolo, mettendo a repentaglio la sua elezione.
6-Fava, amico di Benetti, infatti si rivolgeva al Tribunale di Milano per chiedere la detronizzazione del “Capitano”, per aver consegnato le sue liste dopo il tempo previsto. I sudori freddi per Salvini terminarono solo a gennaio del 2018, quando il giudice Nicola Di Plotti rigettò l’istanza.
7-Da quei fatti, Salvini non ha più messo piede a Rovigo.
8-La Lega, sia provinciale che cittadina, nel contempo veniva commissariata. Improvvisamente, con una mossa inattesa, il commissario provinciale, Fausto Dorio, nominava prima di Natale 2018 commissario cittadino proprio quel Benetti che Salvini ben ricordava. Uno schiaffo (suggerito dagli anti Salvini-Bergamin?) suggellato quando, due mesi dopo, Benetti guiderà altri cinque consiglieri comunali leghisti a firmare la sfiducia al sindaco, assieme alle opposizioni. Firme leghiste rivelatesi fondamentali. Certamente uno sgarro a “un suo uomo”, nonostante tutto quello che era accaduto, e alla Lega con risvolti che trovarono risalto su tutta la stampa nazionale.
9-Per Salvini la “casacca Verde” non si tradisce, non si licenzia un sindaco un anno prima della scadenza, col rischio di perdere la guida del comune capoluogo, come è infatti accaduto. Morale della favola: solo degli allocchi potevano pensare che “il Capitano”, che ha attraversato in lungo e in largo il Veneto, fosse così autolesionista e si fermasse a stringere “mani traditrici”? O che si facesse fotografare fra quegli iscritti e militanti che risultano portatori miseri di consensi per la Lega, rispetto alle altre provincie venete. E quando, per miracolo, si riesce a eleggere un sindaco, viene fatto fuori dal fuoco amico. Con “Rovigo non mi intrigo”, ha sussurrato ai più intimi Salvini. Disponibile sempre, fesso mai.
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