Lutto continuo
20 luglio 2019
E’ trascorso oramai più di un mese, e il lutto permane. Comprendo benissimo le reazioni emozionali che accomunano Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e gruppuscoli vari nell’aver consegnato alla sinistra il Comune capoluogo. In una regione, il Veneto, che più di centrodestra di così non si può. La sconfitta, direi quasi ricercata, credo abbia certamente rappresentato uno shock iniziale, ma fino a un certo punto.
Ora, dopo la perdita subita, sarebbe il caso di dare qualche segnale in grado di far intendere che esiste una volontà di riorganizzarsi, anche senza la presenza fisica dei “morti”. Perché esistono o meglio dovrebbero esistere quelli che si definiscono i valori, le esperienze condivise che hanno tenuti e tengono insieme queste forze politiche.
Insomma, i “defunti” Renzo Marangon, Paolo Avezzu’, Andrea Bimbatti, Renato Borgato, Ezio Conchi, Gianni Saccardin eccetera, per citare i più conosciuti (tralasciando i vari commissari, locali e provinciali) saranno in grado di trasmettere “opere di bene”? Di lasciare cioè spazio a nuove leve, agli orfani, aiutandoli e indirizzandoli ” dall’Aldiqua’ ” verso un percorso che come minimo schivi i loro errori? Un aiuto, che accompagni le future generazioni e le sostenga, elaborando la “loro perdita”, in modo che la vita del centrodestra possa riprendere il cammino con equilibrio e serenità.
Insomma, dopo la rabbia vi è bisogno di un ritorno alla vita. È la democrazia, il bilanciamento dei poteri che chiede si ristabilisca il conflitto politico dei contrappesi. Anche noi bambini, negli anni ‘60 a Bagnolo Po, gareggiavamo ogni santo giorno, ma alla fine era solo uno che vinceva. Ed anche allora c’era lo sconfitto che se la prendeva più del dovuto, seppur trattandosi di un gioco, posizionandosi in ritardo rispetto a chi aveva prevalso. Altri, invece, lo inserivano nelle esperienze della vita, importanti per apprendere e migliorare, in modo da poter un domani risultare essi stessi vincitori. Perché superare il nostro concorrente, che si è rivelato più bravo di noi, rappresenta una grande felicità. Per chi abbandona la contesa, invece, equivale morire.
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