Il travaso delle idee
14 novembre 2019
Manca un mese alla festa più sentita dell’anno, il Santo Natale. La Regione Lombardia, a guida leghista, ha stanziato 50.000 euro da destinare alle scuole pubbliche che faranno domanda per allestire il presepio. Considerato che sono oltre 9.000, solo le prime 200 che ne faranno richiesta saranno accontentate con 250 euro cadauna. Così saranno adorati i Re Magi, provenienti dall’Oriente, e Gesù Bambino, figlio di migranti in fuga. Una contraddizione in termini, direbbero le sinistre: vabbé, sono eccezioni. In questo terzo millennio dalla “Nascita”, in quest’epoca di Halloween, di castrazione della fantasia (mi ricordo il presepe che allestivo al Finiletto con mia mamma – che mi è valso il primo premio da Suor Marcellina, che consisteva in una piccola pergamena che ancora conservo – con muschio vero colto lungo il fosso, neve con farina e scenografie di cartapesta) di omologazione e standardizzazione del sapere che hanno messo a dura prova la creatività. Tanto che iniziano a vacillare quei riferimenti che caratterizzavano un tempo che fu. Oggi si sta esagerando anche nelle forme presepiali: si inseriscono statuette di Maradona, Higuain, dei divi del momento eccetera, discostandosi sempre più, forse volutamente o inconsciamente, dall’essenzialità del Presepe evangelico. Si investe nei particolari visivi dei quali si ha sempre più bisogno in un’epoca dove l’immagine, l’apparenza conta più del contenuto. Perché il Vangelo, descrive l’Avvenimento con le parole, aggiungendo ai nomi qualche accenno al mestiere e alla provenienza. Non dice se erano giovani o vecchi, belli o brutti, alti o bassi, grassi o magri, canuti o calvi, vestiti bene o male o di che colore fossero i loro abiti. Gli Evangelisti che ne parlano sono due, Matteo e Luca. Annoierei se mi allungassi descrivendo perché e come è nato il Presepe. O come mai Gesù è stato fatto nascere a dicembre, il 25, invece che a primavera, come pare. Sono convinto che il credo, le religioni, siano sempre più un sentimento che prevale sul ragionamento, con il rispetto dovuto naturalmente. Che cosa infatti combini Gesù tra i 12 anni (quando dopo tre giorni di assenza viene ritrovato dai genitori nel tempio) e i 30 (inizio del suo percorso religioso) è infatti avvolto nella nebbia. Ieri il Pontefice ha ribadito che “…gli ebrei sono nostri fratelli…”. Certo, Gesù era un ebreo che è stato battezzato da Giovanni. E che in tre anni di attivismo è passato alla Storia, con la S maiuscola. Chissà l’invidia che proveranno Trump, Putin, Xi Jinping inebriati dalla loro effimera importanza.
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