Il travaso delle idee
19 novembre 2019
Le disgrazie non sono mai per tutti. Il pericolo delle alluvioni del fiume Po, dopo quella disastrosa del 1951 e le successive, hanno fatto arricchire più di qualcuno. Imprenditori, prenditori e funzionari pubblici. Così è, e forse sempre sarà. Piatto ricco mi ci ficco, recita un detto. In questi giorni l’attenzione mediatica è tutta puntata su Venezia, sul declino della “città più bella del mondo”. Statene certi, dopo lo scandalo del Mose, che doveva costare 2 miliardi ed essere ultimato nel 1995, e non ancora terminato, ma che ne è già costati 6, altri si aggiungeranno, nonostante la protezione di San Marco. Non è ancora comunque certo se, una volta ultimato, funzionerà. Intanto l’ecosistema, in questi ultimi cinquanta anni, è stato violentemente stuprato da questa nostra “civiltà”. L’inquinamento globale unito a ignoranza e delinquenza stanno lentamente deturpando il nostro pianeta. Anche in Polesine, nel suo magnifico Delta, gli effetti si registrano. La devastazione di spiagge e cavane ne è un esempio. Ora bisognerà rimboccarsi le maniche e investire notevoli quantità di denaro. Come sempre con i soldi, la storia insegna, arriva anche la corruzione. Se il profitto, quello lecito, è garantito dalla nostra Carta costituzionale, quello illecito derivante dalla truffa no. Inutile appendersi alla giustizia terrena, che come sappiamo è una ragnatela che cattura i moschini ma si lascia sfondare dai mosconi; senza moralità, e senza un sistema funzionante di garanzie, i disastri funzionano come calamita per i truffatori. Non scandalizzatevi ma, probabilmente, anche le nostre coste violate dalla mareggiata saranno delle appetitose “costine” da addentare per ricavare affari leciti, e illeciti. Quando ero ragazzo, e le nevicate erano abbondanti e i fossi ghiacciavano per mesi con nebbie che duravano intere settimane, si parlava dei lavori di consolidamento degli argini del Po, e correva questa battuta: “…se tutti i sassi che sono stati pesati e pagati nei capitolati d’appalto fossero effettivamente stati messi a sostegno delle rive del Po, i colli Euganei sarebbero spariti…”.
Pensieri: Il male della vecchiaia è che se un amico muore, subito si pensa all’età di lui e si confronta con la nostra, quasi che sopravvivere sia una vittoria: senza il merito nostro, dovuta al caso, come tante vittorie.
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