La pagella della settimana
12 ottobre 2020
Infelice capitombolo dell’assessore Patrizio Bernardinello, nel passaggio dall’anticamera (consigliere) alla camera (giunta) del comune di Rovigheto. Nominato il giorno 15 settembre come ottavo membro della giunta Gaffeo, ha subito “sbattuto” contro i dehors istallati sui vasti marciapiedi di Corso del popolo, attirandosi “l’incazzatura” dei proprietari. Tanto che il fragore dello scontro ha avuto eco sui giornali ed è approdato nientemeno al TG3 Veneto. Cosa era accaduto? Che ai primi di ottobre i vigili urbani (lui era già responsabile della Polizia Municipale e Commercio da due settimane) hanno notificato agli esercenti un provvedimento a duplice firma del dirigente, Alfonso Cavaliere, e del responsabile del procedimento, Giampaolo Sprocatti. Ordinava “La rimozione di tutti gli elementi e la liberazione del suolo pubblico entro il giorno 15\10\2020”. In quella data è infatti previsto il passaggio del Giro d’Italia per il capoluogo. Un paio di minuti, in tutto. Per spostare alcuni dehors occorrevano però migliaia di euro. Il Prefetto, chiamato in causa, ha dichiarato che il tema “…smantellamento dei dehors…” non era stato affrontato nei comitati Ordine e Sicurezza sino ad allora svolti. L’assessore, trovandosi senza paracadute istituzionale, ha tentato si svincolarsi dichiarando che non prenderà “…sottogamba…” il problema. E che le rimostranze degli esercenti pubblicate sui giornali altro non erano che “…una tempesta in un bicchiere d’acqua…“. Aggiungendo che “…non c’è scritto da nessuna parte che tutti i dehors debbano essere smantellati, aspettiamo prima di tutto la pianificazione della sicurezza. Faremo in modo di venire incontro ai commercianti, già penalizzati”…“. La buona prassi insegna che prima si valuta il problema, poi lo si pianifica e solo alla fine si decide. Non il contrario. Quella politica invece, di fronte a un errore operato dai suoi uffici, a sua insaputa (come oramai è prassi), dovrebbe implicare l’assunzione di responsabilità diretta. Poi, in privato, casomai si regolano i conti. (Come avvenuto con la foto del vigile al comizio di Salvini che, tacciati i rumors, pare stia provocando sussulti interni). Scaricare pubblicamente “lo scivolone” sul suo dirigente, e la collega assessore Erika Alberghini, non lo rende certo né simpatico né attrattivo (…Bernardinello ha dovuto scoprire le carte e spiegare che non era sua intenzione arrivare alla rimozione di smantellamento di tutti dehors, come ordinato dal comandante (il suo? sic) Alfonso Cavaliere, che si era in questo caso confrontato con l’assessore allo sport Erika Alberghini….”, 9 ottobre). Un comportamento che lascia spazio a legittime domande. 1) Non era il caso che facesse una passeggiata di dieci minuti lungo il Corso, assieme ai suoi due collaboratori, per identificare i dehors che erano piazzati sul manto stradale (tre, in tutto), e che quindi potevano ostacolare il transito della carovana del Giro e dei corridori, censendoli? 2) Solo dopo inviare agenti e mail mirati, senza quindi notificare l’ordinanza indistintamente, facendo imbestialire chi aveva le strutture sui marciapiedi? Naturale che gli esercenti “…già penalizzati…” dal covid, si arrabbino quando ricevono simili lettere 3) Infine, con franchezza, trovo molto infelice e di pessimo gusto “lo scaricabarile” su comandante ed assessore. BOCCIATO
Il comune di Rovigheto e la provincia di Rovigo hanno avuto ed hanno una rappresentanza politica che funziona a scoppio ritardato. O non funziona affatto. Mi riferisco ai sindaci di Rovigheto degli ultimi venticinque anni, cui vanno uniti tutti i parlamentari. Nulli. A “loro insaputa, naturalmente”, si sono fatti soffiare sotto il naso la scuola di sotto ufficiali della Guardia di Finanza, la Banca d’Italia, la Caserma Silvestri, la direzione Enel. Ora, probabilmente, toccherà al Tribunale, oggetto di una commedia iniziata quando si decise di costruire il nuovo penitenziario, due decenni fa, costato 20 milioni di euro, ultimato e inaugurato nel 2016, e con problemi strutturali già più volte segnalati. A chiudere la rappresentazione, che rischia di trasformarsi in farsa, toccherà probabilmente al sindaco Gaffeo, l’unico che aveva garantito, con una raccolta firme in campagna elettorale, che il palazzo di Giustizia non sarebbe stato spostato. Dopo più un anno di comportamenti poco chiari, e aver affermato alla stampa frasi confliggenti, è stato ricevuto, dopo reiterate richieste, non dal ministro Bonafede ma dal titolare del Gabinetto. E’ comunque tornato, e finalmente ha diffuso una grida ad urbi et orbi: “…non sembra proprio sia possibile tornare indietro. Il Tribunale dunque non può essere ampliato nella sede attuale…”. Insomma arriverà in pieno centro storico, nell’ex carcere che abbisogna di spese costose, un Reclusorio o carcere minorile per ospitare una quindicina di ragazzi trasferiti da Treviso. Ora che Zaia ha avuto un consenso stratosferico, chi oserà a livello romano contraddirlo? Figuriamoci in loco. Ecco perché accompagno all’amarezza dell’ennesimo siluro sulla città la felicità derivante dalla diminuzione del numero di parlamentari, sancita dal recente Referendum. Non avere più rappresentanti Polesani a Roma almeno non mi farà più provare vergogna. BOCCIATO
Sulla commedia inscenata da giugno dello scorso anno sul palazzo di Giustizia, credo che una persona potrebbe raccontarci come si sono svolti i colloqui tra Comune di Rovigheto e il Ministero Giustizia. Prima che si scoprisse “la brutta missiva” intercorsa tra Comune e Ministero, tenuta nascosta nei cassetti di Palazzo Nodari. Il consigliere Mattia Maniezzo, ex 5 Stelle, allora era in contatto quotidiano con la presidente della commissione giustizia della Camera, Francesca Businarolo, che si era impegnata pubblicamente in loco contro lo spostamento, ma che da tempo è scomparsa da quel nulla da cui era apparsa, ora parli. Per l’ex Stellino, sarebbe l’occasione per fornire un contributo di chiarezza alla città. RIMANDATO
Chiaramente il popolo non se ne accorge, perché di faccende affaccendato e incollato alle televisioni che trasmettono oramai a reti unificate, come nei regimi totalitari, dirette di virologi e quant’altro sul covid ventiquattro ore su ventiquattro, terrorizzando 56 milioni di italioti. Tutti sulla stessa lunghezza d’onda: ma perché non ci fanno sentire ogni dieci opinioni univoche, anche quelle di due-tre professori che sul covid la pensano diversamente, in modo che il telespettatore possa farsi una opinione? Il tutto per un virus che ha registrato 36.000 decessi, di cui poco più del 5% di “solo Covid”, dicono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Significa, se la matematica non è una opinione, e se la statistica non è filosofia, che sono 1.800 vittime del virus. Le altre morti sono da imputare a persone anziane, perlopiù dai 70 agli 89 anni, gravate da altre patologie ma messe tutte nel “calderone covid”. Vero è che il coronavirus può aver “accelerato” la morte con pazienti anziani gravati da più patologie e soprattutto non ben curati all’inizio del contagio quando del virus non si sapeva nulla. Ma la metà se ne sarebbe andata all’altro mondo ugualmente se, come dicono le statistiche dell’ISS, ogni anno per “sola” influenza muoiono 600 cittadini, e circa 10.000 con altre patologie “aiutate” dall’influenza. Cari lettori. avete cento volte più probabilità di crepare per malattie del sistema circolatorio (230.000) o di tumore (180.000) che di coronavirus. Oramai però i cervelli degli italioti sono fusi: sono così preoccupati di morire che hanno smesso di vivere. Il contrario della speranza non è la disperazione ma la paura creata tramite i media, che governa oggi il mondo. Vedrete cosa accadrà tra qualche settimana quando inizieranno le prime influenze stagionali. Con febbre tosse eccetera. Gli ospedali registreranno code innumerevoli ai pronto soccorso, e scoppierà il caos. Possibile che non si comprenda che più aumentano i test più crescono i casi convid? Accadrebbe la stessa cosa se eseguissimo i test sul quoziente di intelligenza, ci sarebbe un aumento considerevole di idioti. Tira una brutta aria, non da cov, ma economica, da Troika: viviamo nell’era repubblicana o dei “decreti legge”? Nel 1938, il 17 novembre sulla Gazzetta Ufficiale n°.1728, il numero 264 ha conosciuto “le decisioni sulla razza“, per decreto. La Costituente, Assemblea che doveva decidere la nuova Costituzione il 21 settembre 1946 approvò all’unanimità la proposta che “Non è consentita la decretazione d’urgenza da parte del governo”. Peccato che poi sia finita nel cestino. Ma nemmeno la sentenza n° 302 del 1988 della Corte Costituzionale che stabiliva che “la ripetizione dei decreti-legge suscita dubbi relativi agli equilibri istituzionali e ai principi costituzionali, tanto più gravi allorché gli effetti sorti in base al decreto ripetuto sono praticamente irreversibili”, non viene nemmeno tenuta in considerazione da questi professoroni universitari: di questi rappresentanti del popolo riuniti nel governo: fantasticano pericolosamente di essere il popolo stesso. BOCCIATO
Qualche settimana fa ho saputo che l’amministrazione rovigotta, dopo aver inaugurato la splendida palestra ascensionale nella Torre Donà (56 metri di altezza, 17 rampe di 17 gradini alti 17 centimetri), avrebbe deciso di investire decine di migliaia di euro per ripristinare la Torre Grimani, detta Mozza, che fa da pandant nei giardini del Castello. Perché non rendere invece usufruibile le due stanze perfettamente restaurate di Porta San Bortolo, che ci sono costate ben 360 milioni di vecchie lire, quando sindaco era Fabio Baratella, e murate da decenni? Soldi sino ad oggi buttati, perché accessibili solo con una scala esterna appoggiata, come al tempo delle crociate. Ero stato io, allora consigliere comunale, a sollevare il problema. Oggi basterebbe ricavare un ascensore posizionato sotto la Porta, nell’angolo di fronte alla pizzeria al taglio. Progetto dell’architetto Luigi Paparella che anni fa ha avuto l’ok della Soprintendenza. Forza amministratori, usate la testa, e possibilmente bene i soldi di noi cittadini. RIMANDATO
Giovedì si insedierà il nuovo consiglio regionale. Ancora in bilico, per corsi e ricorsi, chi ne farà parte. I polesani comunque dovrebbero essere tre, due consiglieri e un assessore. Se sarà riconfermato Cristiano Corazzari scatterà la Cestari. E se, a sorpresa, dovesse essere nominato un assessore “esterno”, diciamo per esempio Valentina Noce, sempre tre sarabbero i polesani, in ogni caso. PROMOSSO
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