La Pagella
A San Pio, li protegga Iddio. Arriveranno i “bidoni intelligenti”. Già bidone significa raggiro, imbroglio ma anche recipiente per la spazzatura. Se poi gli si appone l’aggettivo intelligente siamo fritti. Intelligenti dovrebbero essere gli amministratori, prima di lanciarsi e sperimentare con soldi pubblici, certe scelte. Dove, in caso di fallimento, come ad Arezzo, Roma, Montevarchi non risponderanno personalmente dei danni arrecati. Non ho letto da nessuna parte quanto verrà a costare questo sfizio? Quanto esattamente risparmierà l’utente? Questi semplici informazioni dovrebbero essere sottoscritte su un documento ufficiale davanti un notaio dai responsabili di tali decisioni, per poi chiamarli, in caso di flop, a rifondere i danni. Ma voi immaginate? Invece di portare la monnezza fuori casa nel bidone sulla strada, come oggi, se ho ben compreso, se la dovranno detenere i privati, in cassonetti, che saranno svuotati da Ecoambiente in particolari giorni. E qui scatterà un “dialogo elettronico”, tra cassonetto e camion”. Il camion al cassonetto: “Signor xxyz sono tre chili e settecento grammi. Facciamo quattro, che dice”? Lo trovo meraviglioso, superiore – se non si guasteranno, come penso, gli ingranaggi- al colloquio tra persona e persona. Poi mi raccomando: mai lasciare casa il giorno quando passa il camion, altrimenti i cassonetti vi resteranno in corpo. Evviva la tecnologia, l’antropologia e la sociologia, che la semplificazione se la portano via. Dei microchip calcoleranno poi tutto, e censiranno tutto. Poi, come sempre, saranno cazzi nostri. Se qualcosa si inceppa, si guasta, cose che capitano. Insomma un ulteriore regalo a una popolazione anziana avezza a smanettare tutti i giorni coi computer, smartphone e a leggere gli indecifrabili bollettini, se non si deciderà di inviarli elettronicamente per risparmiare i costi cartacei e di bollo Ah, scodavo: credo si riempiranno fossi e fiumi di sacchetti anonimi. Sapete, a mio avviso, cosa produrrà questo scherzetto? Maggiori costi per impiegati, spese per riparare microchip e personale, oltre la sostituzione di bidoni. E nessun risparmio per gli utenti, vedrete. Ragionatevi sopra.
BOCCIATO
“Mettere in carcere chi fa sesso con una prostituta”. È un disegno di legge presentato da una senatrice pentastellata, tale Alessandra Maiorino, che è sostenuta da 20 parlamentari 5 Stelle e due di Leu. Si dovrebbe partire, se approvata, da sanzioni che vanno dai 1500 ai 5000 euro, probabilmente a seconda del “fallo” accertato. Ma se ci si fa beccare una seconda volta, si finisce al fresco. Pene previste? Da 6 mesi a 3 anni. Saranno stanziati inoltre 5 milioni di euro a disposizione di centri per l’aiuto a chi vorrà uscirne. Insomma, da illiberali, vorrebbero colpire una “attività economica lecita”, come stabilito dalla Corte di Cassazione. Una “ attività normale, in ambito sinallagmatico” tra una persona che vende e l’altra che compra un servizio. Dopo la famigerata legge Merlin, che di fatto ha aggravato il meretricio, trasferendolo da centri monitorati e protetti, come erano le case di tolleranza, a volgari spettacoli sulle strade, dove nidificano papponi, fornitori di droga e sporcizia. Nonostante le evidenze, non si trova il coraggio civico di trovare una soluzione per questo atavico commercio. Nel nostro Paese si contano circa 100.000 prostitute ufficiali, cui vanno aggiunte quelle in incognito. Oltre 3 milioni sono i clienti, ufficiali. Quindi, di pari passo, se questa proposta diventerà legge, bisognerà costruire centinaia di nuove carceri. Invece, la vera prostituzione, più deleteria, credo che i 5 Stelle la riservino ai loro elettori. Quando, in campagna elettorale, hanno avuto il consenso su una serie di NO. Divenuti, dopo quattro anni di stipendi e benefit romani, dei SI: Ue, Vax, Tap, Ilva, Euro, F35, 3 mandati, Alleanze, con indagati, Tv, Elettrosmog 5G, Clandestini. Una bella capovolta, non c’è che dire. Ps: del mio incontro, a Rovigheto, con l’allora presidentessa italiana delle prostituire, Carla Corso, e della proposta partita dal mio amico avvocato Mario Bacchiega di intestargli un protettore, ve ne parlerò. Allora, ero corrispondente dell’Indipendente, con Vittorio Feltri direttore. Ne costruii un bell’articolo dal Titolo: “Protettore si, ma Santo”.
BOCCIATO
Fa certamente piacere venire a conoscenza che una signora, che stava per dare la luce a una creatura, tanto da “presentarsi al Pronto Soccorso” di Rovigheto quando “… il parto era già in fase terminale e la testa della nascitura in parte già affacciata al mondo…”, sia stata accolta e ben curata. Anni fa, nelle nostre campagne, questi meravigliosi eventi accadevano frequentemente. Se si era assistiti dalla “comare” o levatrice meglio, altrimenti mamme, nonne, zie ed esperte bastavano. Panni caldi, acqua bollente e una sofferenza che faceva poi gioire. Il medico veniva chiamato solo in casi estremi. In Ucraina, oggi in emergenza, si partorisce negli scantinati, tanto per dire. Comunque quello che stupisce si racchiude in due aspetti. Primo: che la signora non sapesse di essere incinta. Vabbè, accettiamolo. Secondo: “… che la storia abbia colpito ed emozionato tutto il personale, compreso quello ospedaliero quando la notizia è circolata…”. Beh, probabilmente avrebbe partorito anche in auto. Che poi un Pronto Soccorso di città capoluogo di provincia esulti e si feliciti per un fatto naturale mi rende più preoccupato che felice. Sapete perché? Quel luogo non si chiama per caso Pronto Soccorso. Pronto significa subito, immediato. Soccorso, invece, aiuto a chi si trova in situazioni di pericolo imminente e gravi necessità. Quando un fatto “normale” viene vissuto come “straordinario” mi si rizzano i peli sullo stomaco.
BOCCIATO