L’intervista “esclusiva” a Mario Draghi.
Accade: c’è chi è “visitato” da angeli, santi, Dio addirittura. Altri da spettri, o simboli che ci provocano dolori, rabbia e anche piaceri. Prima di Freud e da Freud in poi in molti si sono sbizzarriti cercando di dare spiegazione ai sogni. Che tutte le notti ci visitano, volenti o meno. Anzi, sono indispensabili. Senza di loro impazziremo. Questa premessa per informarvi che la notte scorsa è arrivato il presidente del consiglio dei ministri Draghi, a farmi visita. Eccovi, cari e-letti di Rovigo Magazine, in esclusiva il nostro colloquio.
“Magaraggia, vedo che dorme poco. Ho pensato di rivolgermi a lei che mi si dice cerca di essere il più obiettivo possibile, per chiederle di pormi alcune domande, in modo che mercoledì possa chiarirmi, per poi rispondere e precisare il mio pensiero nel messaggio che darò al Senato.”
Presidente, lo ritengo più che un onore per me, per lei. Rivolgersi da egregio all’esterno della claque di ruffiani, approfittatori, bavosi che la attorniano e la soffocano. Iniziamo.
A un lettore attento, che ha visionato la sua prestigiosa carriera che parte da Presidente della Banca centrale europea per poi divenire Governatore della Banca d’Italia, poi Direttore generale del tesoro e infine Presidente del Forum per la stabilità finanziaria, conoscendo che “le Banche” sono issate al primo posto della classifica del malaffare, seguite da mafia, criminalità organizzata eccetera, quale crede possa essere l’aspettativa del cittadino normale dal suo ultimo impegno politico?
”Certo, ma la seconda domanda?”.
Eccola: lei nel lontano 1992 era presente su un panfilo della regina Elisabetta, la Royal Yacht “ Britannia”, dove assieme ad alti componenti la finanza internazionale si disse che vi accordaste per “ svendere “ quelle che erano le migliori aziende italiane come la SME, Motta, Alemagna, Surgela, Nestle’. Seguite poi dallo smembramento dell’IRI, ( ceduta per 30 miliardi delle vecchie lire, poi lievitati di mano in mano a 56.000 ). Poi è toccato a Telecom, regalata agli Agnelli, si disse per non consegnare la Fiat in cattive acque alle General Motors. E il capolavoro di Autostrade? E di Alitalia? Dove lo mettiamo?
“Beh, mi ero rivolto a lei quale giornalista e non come confessore. Altra domanda, la prego?”
Eccola signor Presidente. Lei sicuramente ben conosce la situazione drammatica che vive l’Italia e che viene tenuta nascosta. Il fatto che abbia accettato l’incarico di presidente a tempo del consiglio dei ministri, in cambio del premio finale alla sua carriera quale presidente della Repubblica, fino a che punto l’ha irritata e infastidita l’avere ricevuto ceffoni pubblici da chi ora la implora in ginocchio di garantirgli un altro anno di stipendi, privilegi e quant’altro, camuffati come sempre “per il bene del Paese”?
” Beh, anche se non sembra, appartengo pure io al genere umano”.
Presidente, mercoledì cosa deciderà, ben sapendo che al di là delle chiacchiere, l’armata brancaleone dei politici nostrani sta fornendo uno spettacolo indecente al mondo intero. Accetterà o meno l’invito di chi conta, non dei fantocci che si radunano o firmano petizioni, ma quello proveniente dal “suo mondo Atlantico”, cioè di prorogare ulteriormente l’agonia di questa italietta in modo che abbia eterno bisogno di un “tutore” che la guidi, l’aiuti, la indirizzi alla fedeltà di sempre?
”Vabbè. Mi avevano indirizzato a lei per cercare di districare la ragnatela che cercano di costruirmi addosso. Era forse il caso mi rivolgessi a un psicoterapeuta. Ora debbo salutarla. E che la notte almeno le sia amica”.
Grazie signor Presidente. Anche a lei la mattinata di mercoledì.