Nominati si, eletti…?
19 agosto 2022
Estate: è ancora vivo il ricordo quando nei paesi, all’imbrunire, nell’aria si spandevano i profumi delle salsicce e delle costine cotte ai ferri. Provenivano dalle tante feste dell’Unita’ e dell’Amicizia organizzate dai comunisti e dai democristiani. Col tempo, comprendendo che tra loro esisteva una base, quella culinaria, hanno deciso di fondersi. Di unire cioè le cucine, nell’impossibilità di accomunare le radici mischiando Don Sturzo e De Gasperi con Cramsci, Bordiga e Togliatti. Così ne è uscito un partito melassa, ne’ di élite ne’ di massa. Sono certo che Giuseppe Pelizza da Volpedo, che realizzo’ a cavallo tra ‘800 e ‘900 il famoso quadro “Quarto Potere”, che ritraeva una manifestazione di contadini a difesa dei propri diritti, se avesse dovuto rappresentare dei democristiani, tipo Letta o Franceschini, alla testa degli scioperanti gli sarebbe caduto di mano il pennello. Nemmeno John Dalton sarebbe oggi in grado di suddividere in proporzioni l’intruglio. Lo hanno invece compreso i cittadini che in quindici anni hanno ridotto il consenso ai due partiti dal 60 al 20%. Ora è in corso l’ennesima campagna elettorale: i programmi sono stati surrogati dalle solite promesse da marinaio. Gli slogan, lo scimiottamento si rincorrono sui social media. Estraendo, in extremis, e con nonchalance l’Agenda Draghi che il 95% degli elettori non sa cos’è. O, prima del patibolo, nientemeno che la Costituzione. Terminati i banchetti, con la purificante dieta dovuta alla diminuzione di un terzo dei parlamentari, probabilmente il Polesine digiunerà. Forse niente parlamentari autoctoni inviati nella città eterna, anche se “il vento del Nord” stavolta potrebbe scaricare tra Adige e Po un esponente di Fratelli d’Italia più che della Lega. Come non vorrei che il secondo posto, ricavato dal PD per la Romeo, corrispondesse al quarto che rifiutò nella scorsa tornata elettorale. D’altronde, considerato che i voti si contano e non si pesano, e che la nostra “Mesopotamia” non arriva nemmeno ai 230.000 abitanti, cosa potremmo pretendere non contando politici di pregio? Inviare l’ennesimo deputato o senatore di nome, ma non di fatto? Sarebbe istruttivo per gli elettori, ma anche per il sottoscritto, vedere elencati e pubblicati “i contributi fattivi per il nostro territorio “ dovuti e derivati dagli innumerevoli deputati e senatori inviati a Roma negli ultimi trent’anni. Se il loro ruolo è consistito, come credo, nello spingere un tasto durante le votazioni, su ordine tassativo del partito, bastava munirli di tessera elettronica. Un compito che potevano benissimo svolgere da casa. Quello che è certo e inconfutabile sono le decine e decine di milioni di euro che si sono intascati. Tutto il resto è mancia.