LA PAGELLA
7 novembre 2022
Si ripetono i giorni, le settimane i mesi e le stagioni. Noi, esseri umani, no. Mentre “il tempo” non passa noi invece si. Tanto che il nostro corpo, non potendo contare sulla natura si rifugia nella cultura. Uno nasce in Italia e subito, sin dalle scuole primarie, viene preso sotto tutela dal cattolicesimo. In India e Cina dai buddhisti. In Arabia dall’islamismo. Ed è così che siamo influenzati dalle metamorfosi. Poi dal camaleontismo. Si nasce liberi e si muore in catene, diceva giustamente Rousseau. C’è poi il percorso della vita: chi la schiavitu’ se la cerca e chi invece la subisce. La libertà invece è un traguardo difficilissimo da raggiungere. Il tutto si gioca in una minuscola manciata di anni, rispetto ai 4 miliardi, ripeto 4 miliardi, in cui è datata la presenza umana sulla terra. Così, tra il sonno ( un terzo della giornata ) l’impegno lavorativo ( un altro terzo ) ci rimane poco tempo per districarci tra le rare gioie e i molti problemi che il vivere ci presenta. Vi basti pensare a quel meraviglioso film di Luchino Visconti “ Il Gattopardo “. Un Burt Lancaster supremo fu scelto per rappresentare il Principe di Salina in un percorso storico dall’Unita’ d’Italia al 1910. Orbene, tra le memorabili scene del gran ballo, mi è rimasta impressa quella in cui “ il Gattopardo “ sente che la morte gli è vicina e, ripercorrendo la sua vita, seleziona i momenti migliori, quelli in cui si sente di aver vissuto veramente. Attimi che ritornano alla mente nei bilanci importanti, e che gli hanno procurato gioia. Flash che appaiono a chi solitamente sa che deve abbandonare la vita. E li elenca: “ …certe passeggiate di caccia, alcune conversazioni col figlio Giovanni, la nascita del figlio Paolo. I suoi cani, il ballo con Angelica…”. Poi approfondisce: si rende conto che dei suoi 73 anni “…quelli vissuti sono al massimo due o tre…”. Devo ricordare che si trattava del Principe di Salina, appunto, non delle migliaia di contadini che pativano fame, miseria, soprusi e umiliazioni. Questa lunga premessa, prima di riprendere la Pagella, è un memento cui credo si debba riflettere: pensieri in libertà. E la “…Libertà è come noi gattopardi -sosteneva il Principe- da non confondere con i sciacalletti…”. Se riuscirete quindi a procurarvi piccoli spazi liberi, sedetevi su una panchina di un parco-come sosteneva Camus- e godetevi in questo tiepido autunno la caduta delle foglie. Così meglio comprenderete la bellezza e il mistero della vita.
Eccolo “ il viaggio istituzionale “. Ben sei sindaci (Occhiobello, Trecenta, Ceneselli, Canaro, Gaiba e Bergantino) sono andati nella Roma dove si decidono le sorti di questa “ Italietta dei Miracoli “. Il primo “ evento straordinario “ lo ha compiuto sicuramente il sestetto. A Palazzo Madama, sede dei senatori. Dove i primi cittadini “…hanno esposto nuove esigenze e vecchi problemi ancora irrisolti agli onorevoli Cortellazzo e Stefani e Zan (che sono a Montecitorio) e al senatore Amidei ( che compare nella foto “ giustificativa “ con Cortellazzo ). Il costo legittimo della trasferta probabilmente ne valeva la pena in quanto “…esporre le richieste non più procrastinabili di questo territorio così importante e strategico ai diretti interessati in Parlamento dimostra l’impegno e la buona volontà dei rappresentanti dei cittadini polesani ( eppero’). Non intendiamo assistere passivamente a decisioni prese dall’alto ( perciò sono “scesi” a Roma ) ma è evidente la nostra intenzione partecipare in prima persona ai processi decisionali e di sviluppo possibile per la nostra terra e per i nostri concittadini…” (altro viaggio, quando?). Credo che il tempo rimasto, considerate le ore per raggiungere la capitale, subire “l’etichettatura” e schedatura per l’accesso al Palazzo, possa essere racchiuso in poche parole e in un pugno di minuti. Che certificano che i nostri rappresentanti sono eccezziunali veramente! Un pacchetto consistente di problemi snocciolato in tempi ristrettissimi. Poi, come recita la prassi, quando scocca l’ora di pranzo tutte le rivoluzioni e le recriminazione finiscono a tavola. Tutti quindi ad attovagliarsi in trattoria a Trastevere. Mi auguro ospiti del senatore Amidei. Ma dopo il pranzo viene poi subito la cena. Ripetuta questa volta in loco, in quel di Gaiba, per “…attirare investimenti nella zona ZLS…”. Insensibili, considerato l’Alto Obiettivo, di quanto l’intestino ( il nostro “secondo cervello” ) e il nervo vago, il microbioma, possa influire durante un banchetto serale, in quanto “…hanno ritenuto comunque si sia trattato di una riunione molto utile, efficace ed interessante perché gli scenari globali in arrivo sono importantissimi e nessuno ha intenzione di farseli scappare…”. Ma, come sosteneva Einstein, il cervello è come un paracadute: o si apre per la testa o per lo stomaco.
BOCCIATO
Due mesi fa, a Roma, nel disinteresse più totale si è svolto il Congresso nazionale di ciò che resta del Partito socialista italiano. Chissà se Costa, Turati, Nenni, Matteotti, Craxi si rivolteranno nella tomba per l’epilogo registrato. Usciti, sbattendo la porta Craxi figlio, Nencini ( parente del famoso ciclista ) campione di permanenza a Montecitorio sino alle ultime politiche, Intini e pochi altri perché sfavorevoli alle rielezione a segretario di Enzo Maraio. Craxi trombato, Nencini stoppato, Intini disperso: ma è chiaro che senza più una sedia si incazzino. Mi pare altresì comprensibile che i delegati polesani, i soliti nomi estratti dal pugno di iscritti, non abbiano travasato ai nostri giornali quotidiani la triste esperienza ( sempre se vi hanno partecipato? ). Si è trattato di assistere al lento scioglimento di un glorioso partito nel centotrentesimo anno dalla sua fondazione. Cancellati i tempi in cui Fabio Baratella, socialista, appartenente alle “terze file” del partito, fu eletto sindaco di Rovigheto su indicazione di Gianni Magnan. Portando in consiglio oltre dieci consiglieri ( si disse che molti, tracciando la croce su di lui, invasero anche il simbolo della lista facendo scattare le percentuali ). Un passato oramai remoto. Come i socialisti, nonostante che “ le idee non moriranno mai “.
BOCCIATO
Recita un detto pugliese: “ Ci uei l’amicizia cu mantegna nu’ panaru cu bbae e unu cu bbegna “. Tradotto: “Se vuoi mantenere l’amicizia un paniere deve andare e un paniere deve tornare”. Credo che soprattutto questa sia la filosofia che oggidi grava in politica. Mentre un inviso ai ferraresi, come Dario Franceschini, ha dovuto da anni cercare consensi per la sua rielezione lontano da casa ( ultimamente, immergendosi negli scavi di Pompei ) il gruppo che gestisce il Partito democratico polesano, che fa capo all’ex senatore Domenico Romeo, aveva ancorato le proprie energie in Puglia. Emiliano prima e Boccia poi avevano deliziato con un paio di visitine il Polesine, quale testimonianza di vicinanza. Poi, lontano da fotografi e telecamera, le parti avevano imbastito “ i panieri “. Voti per la corrente in cambio di possibili careghe. Il consiglio nazionale del PD per la figlia Nadia, poi secondo posto nella lista proporzionale nelle recenti elezioni politiche ( considerato che nella precedente tornata gli eletti in parlamento nel collegio erano stati ben tre ). Io, tra i primi, avevo scritto che si trattava di una possibilità di elezione remotissima, contro le voci unanimi che la davano eletta certa, dimenticandosi due aspetti fondamentali. Il primo stava nella benedetta diminuzione dei parlamentari. Il secondo nelle disastrosa conduzione del partito democratico da parte del segretario nazionale Enrico Letta. Ora i capi piddini locali, guidati dall’ex senatore, stanno individuando una nuova corrente su cui investire. Si vedrà che accade nel prossimo congresso del partito previsto tra mesi. E, mentre i capi bastone nazionali stanno studiando la strada per cercare di dare da intendere di cambiare tutto finché nulla cambi, in Polesine si fotocopia. Tutti comunque fedeli al motto: in politica finché c’è vita degli attuali attempati c’è speranza.
BOCCIA.TO
Recentemente è stato fondato un nuovo sindacato per i giornalisti italiani. Si chiama Federazione Italiana Giornalismo, Editoria e aderente alla CISAL , che accoglie anche le nuove figure operanti anche nel web. Presentato recentemente a Roma. Notizia chiaramente oscurata dai media. Perché si affianca e contrappone alla potente FNSI che fino ad oggi detiene il monopolio. Il nuovo sindacato tutelerà gli operatori dell’informazione, della comunicazione, dei media, dell’editoria, dell’arte e della cultura. Un sindacato nuovo, a cominciare dall’organizzazione: saldamente ancorato alla realtà e al territorio, che ci si augura raccolga le istanze e sia vicino anche all’ultimo dei lavoratori. Non come il circolo esclusivo impegnato a difendere i privilegi di pochi, derogando al proprio ruolo per non urtare gli interessi dei grandi gruppi economici e di potere. I 63 promotori della Figec hanno sottoscritto all’unanimità un manifesto e uno statuto provvisorio che rimarrà in vigore fino alla celebrazione del Congresso costituente. Il Consiglio nazionale provvisorio della Figec ha eletto per acclamazione: come segretario generale Carlo Parisi, giornalista professionista, direttore di Giornalisti Italia – il quotidiano on line dei giornalisti –, già segretario generale aggiunto della Fnsi, e come presidente Lorenzo Del Boca, giornalista professionista, storico, scrittore, una lunga carriera alla Stampa, tre volte presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, dopo esserlo stato della Fnsi. Nel manifesto si sottolinea che assumeranno la qualifica di soci fondatori tutti colori i quali aderiranno alla Federazione Italiana Giornalismo, Editoria e Comunicazione nella fase costituente.
PROMOSSO
“…Oh, Romeo, perché se tu Romeo? Rinnega la tua voglia di potere, e rifiuta la tua legittima aspirazione. O, se non lo vuoi, tieniti pure l’aspirazione e giurami di supportarmi fino a fine mandato…”. Perché, oggi come oggi, l’amministrazione Gaffeo non verrà mandata a casa. La sinistra, quando arriva a gestire le careghe, non è autolesionista come la destra. Tanto da far cadere due sindaci, uno dopo l’altro anzitempo, come Piva e Bergamin. Ad opera di ragazzotti che di politica ne masticavano ben poca. I “sinistrati” lo sono di nome, ma non di fatto. Mollare poltrone che danno euro e prestigio, fondamentali per qualcuno, mai e poi mai. Prima bisognerebbe avere un equo collocamento alternativo, che oggi non c’è. E questo il sindaco ben lo sa. Quindi tratta la questione con oggettivo distacco: volete fare la fine della seconda amministrazione Baratella? (decapitato, si disse, per non essersi inchinato al diktat di un potente trafficante politico. Ma, dopo pochi mesi dal disarcionamento, per ricompensarlo fu candidato alle elezioni politiche e si ritrovò a Roma per dieci anni, tra camera e senato, perché la sinistra contava allora di seggi certi in Polesine). Prego, accomodatevi, credo pensi il primo cittadino. Io un posto sicuro lo detengo. PS: Mi lascia perplesso perché il gruppo Romeo ( sei consiglieri su undici del PD ) non abbia ancora surrogato l’assessore dimissionario Bernardinello dimessosi più di un anno fa. Inserire in giunta un elemento capace ed efficiente significherebbe mutare tutta la squadra di governo di Rovigheto. Naturalmente, è una strategia valida se si possiede intelligenza, capacità e stoffa. Probabilmente staranno valutando, cercando ancora di procurare un nome originale da proporre, non avendolo ancora individuato.