Il travaso delle idee
15 novembre 2019
Ci sono delle cose che nella vita non si riescono ad impedire, nemmeno se si indossa una fascia tricolore. Allora si finisce per benedirle. Anzi si cerca di dar l’impressione di moltiplicarle. La politica così è. Purtroppo. Ve la ricorderete la scena, pubblicizzata al massimo sulla stampa con tanto di foto, del sindaco Gaffeo e dell’assessora Merlo accorsi (su richiesta di presenza immediata, supportata anche da una componente la lista Gaffeo) per salvare dall’abbattimento un cedro del libano in via Anita Garibaldi? Quando gli stessi uffici comunali, quindi i funzionari responsabili, avevano già decretato l’ok alla demolizione della vecchia malata e pericolosa pianta? Una “piazzata” l’ha definita qualcuno, un interventismo sospetto qualcun altro. Penso che invece si sia trattato di inesperienza e superficialità politica. Un sindaco non può pubblicamente tagliare la faccia ai suoi dipendenti, per non segare un albero. Non può pensare che chi è intervenuto con mezzi, operai, e tanto di autorizzazione si fermi e ringrazi per il tempo e il denaro che deve scucire, solamente perché ha davanti un’autorità. I cittadini si chiedono chi paga queste “improvvisate”? L’evento ha comunque poi avuto l’epilogo previsto, che è stato artatamente trasformato scimiottando uno slogan commerciale. Cari rovigoti, visto che fusto? Ebbene vi abbiamo dato quattro piante al posto di una. Sarete contenti e soddisfatti, vedete? Essendo il cedro alto 23 metri, ce ne toccheranno 4 alti 5,75 cadauno. Che “…fioriranno e metteranno radici…”, come ha scritto il profeta Osea (14,6-7). Ora però gli uccellini non avranno più il loro nido, il ramo su cui cantare. Niente paura, ci penseranno i rovigoti in coro a intonare una vecchia filastrocca veneta “…El merlo ga perso le ali come faralo a volar, el merlo ga perso le ali, povero merlo mio, come faralo a volar…”.
Pensieri: L’entusiasmo solleva il mondo. Per fortuna l’egoismo lo fa ricadere sui due piedi.
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