Il travaso delle idee
24 novembre 2019
Il giornale di partito, l’Unità, ha contratto debiti con le banche, Intesa San Paolo, Unicredit, Bnl e Banco Bpm per 81,6 milioni di euro che pagheremo noi cittadini. Il partito comunista aveva garantito le banche con i circa tremila immobili, allora posseduti. Ma, nel 2007, il lungimirante tesoriere del partito di allora, Sposetti, trasformò il capitale in 57 fondazioni. E, da ottimo “democratico” (i debiti debbono essere di tutti), il patrimonio pare sia divenuto non più aggredibile. La sentenza del tribunale di Roma è del settembre scorso. Credete che la Presidenza del Consiglio, cui è passata la patata bollente, si rivalga sui Democratici di sinistra suoi alleati di governo? Ciao core, dicono nella città corrotta. Altro esempio Formigoni, potentissimo ex presidente della Lombardia. Causa gli scandali che lo hanno fatto finire in carcere, solo per pochi mesi rispetto alla durata della pena, come accade per i potenti, la Corte dei Conti gli ha ontimato di pagare un conto di 43 milioni di euro. Siamo certi che manco morto pagherà. Gli avevano anche bloccato, anzi congelato il vitalizio che riceveva della Regione, dopo la condanna per corruzione. Ora, il Senato, gli ha accordato un assegno mensile di 700 euro. Essendo agli arresti domiciliari ha dichiarato, tramite i legali che hanno richiesto l’intera restituzione del vitalizio, vivere in povertà e indigenza. Ma anche a Rovigheto, nella sua miseria, si possono contare casi di mala gestione della cosa pubblica, i cui debiti finiscono inesorabilmente nella “bolletta dei cittadini”. Danni che invece dovrebbero essere saldati da chi li ha prodotti. Parlo della decennale “…questione della Baldetti…”, per esempio, ancor oggi irrisolta, e che incombe come uno spettro sui bilanci comunali. Ma anche di consulenze con professionisti vari, mai pagate e da onorare, ha stabilito la Corte di Cassazione. Insomma una mini serie di soldi pubblici buttati al vento. Nonostante ciò, mio figlio Alberto Mario, è contro il tentativo di far approvare dal parlamento la prescrizione. “Calpesterebbe garanzie costituzionali, senza giovare alla giustizia penale. Non è in sintonia con la sua funzione, cioè riabilitare il reo prima che il tempo lo muti magari in modo rilevante. Pensare semplicemente che quasi la metà degli imputati finisce assolta, non può in nessun caso infliggere tempi interminabili a un processo. Il grande avvocato Piero Calamandrei diceva che per un imputato affrontare un processo era di per sé una pena, se poi la si sposta all’infinito diviene terribile”. Cercare però di recuperarli, i nostri soldi, obietto, dopo anni e anni di scartoffie e tribunali intasati che mal funzionano, quando uomini e capitali sono irraggiungibili o morti, mi fa sganasciare dalle risate, e vergognare di essere italiano.
Pensieri: I debiti dei politici vanno sempre pagati, ma mai di persona.
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