Scaricare, e poi ricaricare per “trombare” i Rovigotti
14 marzo 2019
Un po’ di anni fa, in centro a Rovigheto, quando si potevano ancora parcheggiare le automobili in piazza Vittorio Emanuele, c’era un estroverso, eccentrico ma simpatico gestore di un bar che, dopo anni di matrimonio, probabilmente per eccitare la sua spenta o altalenante libido, la sera, abbassata la saracinesca, caricava sua moglie in auto per raggiungere Ferrara. Giunti nella città estense, la faceva scendere su uno dei marciapiedi allora frequentati dalle belle di notte, per poi riavvicinarsi con l’auto e, abbassato il finestrino, contrattare il prezzo per una prestazione sessuale.
Questa spregiudicata azione probabilmente lo eccitava, tanto da cancellare un ménage stanco e appassito, a volte tipico del matrimonio. Riaccendendolo e portandolo al godimento, senza cambiare e tradire la partner. La sceneggiata familiare era semplice. Consisteva nello scaricare e poi ricaricare la stessa persona, cambiando però ambiente. Ma utile ed eccitante, tanto da permettergli di poter consumare l’atto virile.
Questo aneddoto, che i piazzarotti di Rovigo ricorderanno, mi è tornato alla mente osservando l’impazzimento che sta coinvolgendo la partitocrazia rovigotta. Infatti, dopo aver ghigliottinato il sindaco Bergamin, molti degli ” assassini” o mandanti, con le mani ancora lorde di sangue, si stanno per riabbracciare nel tentativo di salvarsi. Uccidere una persona è un delitto, massacrare una città un evento storico. Stanchi di mandarsi affan…tramite i giornali, hanno compreso che il tempo stringe. Urge sopravvivere.
Non potendo spostare la data delle elezioni amministrative del 26 maggio, sotterrati i lunghi coltelli, si attrezzano per spartirsi le lunghe forchette. Il ricco menù (cioè i “programmi” saranno, come sempre, una lista di pietanze appetitose che mai i cittadini potranno gustare, come è avvenuto). Ecco che, a carnevale mai celebrato e oramai terminato, riapparire sulla macabra scena i personaggi di sempre, seppur travestiti e con nuove maschere, ma ben riconoscibili. Corrono trafelati in cerca di un carro o un carroccio disponibile. La richiesta è quella di potervi salire, o risalire. Con la convinzione che in mezzo alla baraonda, tra frizzi e lazzi, si scordino gli scazzi. Così, fra trombette e tromboni, si tenterà l’ennesimo stordimento della cittadinanza. Esponendosi e addirittura abbassandosi bussando, dopo quattro anni senza mai essersi fatti vivi prima, alle porte delle famiglie in giro per la città e le sempre dimenticate frazioni.
Roberto Magaraggia
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