La pagella della settimana
10 febbraio 2020
“Rovigo outlet delle rose”. Non riuscendo a comprendere le vere ragioni di una città morente, del vuoto creato, si tenta di rimediarvi attaccandovi una “pessa”. Non sappiamo chi sia il “messia, l’unto di Gaffeo”, il salvatore che promette di attuare il miracoloso intervento di rianimare Rovigheto. Nemmeno quanto costa. E chi lo retribuisce. Conosciamo solo il suo nome e cognome: Giacomo Pessa. Il mistero è chiuso in lui, l’enigma poi è sempre più attraente del rivelato. Comunque avremo modo di conoscerne i risultati da qui a 18 mesi di suo praticantato. Comunque operi, se l’impresa è quella di portare un pò gente in città, trova un viatico spianato. Ai rovigotti basta un nulla per recarsi in centro: una buca in piazza Vittorio Emanuele, una piscina piena di acqua posta sul liston dal grande Beppe Osti, o una Ferrari demodè… eccetera. Corrono, corrono dai borghi e dalla campagna e scattano pure un sacco di selfie. Voto 6
Più passano i mesi e più mi accordo che nessuno nasce imparato, come dicono i napoletani. Questo vale anche per un professore che insegna all’università, come il nostro sindaco. Che pare non possa dirsi vocato anche per la politica. Tutto quello che non sa l’ha imparato a scuola, direbbe il grande Leo. Chiaramente solo un ebete può paragonarlo con il precedente primo cittadino. Sono due entità, non confrontabili. Se pensa però di eliminare le polveri sottili e vivificare la città chiudendo il centro, fornisce l’indicazione di essere inadatto al ruolo. Forse perché, chiuso nella sua torre d’avorio di palazzo Nodari, attorniato dai bravo bravo che di solito popolano camere e anticamere del potere, sta perdendo i contatti con la dura realtà cittadina. Qualcuno sostiene che il suo vero obiettivo sia però quello di essere un sindaco a tempo. Perché val bene il “sacrificio” (senza banca e università, si passa da 230.000 euro l’anno a circa un terzo) ma non può durare all’infinito. Tanto che inanellare pubblicamente tematiche ambientaliste, care alle liste civiche, apparterrebbe alla strategia per farsi spazio e inserirsi, un domani, tra i candidati a Montecitorio. Voto 5
Chi invece mastica ancora di politica sono i socialisti. Hanno chiarito all’amministrazione, di cui fanno parte, che esistono fonti di calore, come le numerosissime stufe a legna o a pellet, che inquinano, e non sono censite e controllate. Ma anche il presidente regionale dei costruttori edili, l’aviatore Ghiotti, tira per le orecchie, già abbastanza sviluppate, Gaffeo. E gli fornisce, urbi et orbi, i dati che sarebbero responsabili dell’inquinamento. Quindi, evocare la chiusura del centro storico, dell’unica arteria pulsante come Corso del popolo, dopo la disastrosa chiusura dell’Adigetto e dell’ottuso sviluppo urbanistico significa praticare il “livellamento sinistrorso”. Di moda, e che può far bene politicamente a quelle anime intimorite ai falsi problemi che si rifugiano, dopo il benessere, nella pace e sicurezza. Certo è che Rovigheto, continuando a rivestirsi di provvedimenti livellanti, sta adottando quello che è il più perfetto, cioè la morte. Così, invece di trasformarla in città spalancata, in cui finalmente entri più gente possibile rilanciando servizi e commercio, la si vuole trasfigurare da capoluogo aperto in disperso. Voto 6
Ancora con questo Consorzio dello Sviluppo? Abbiamo capito chi ha “sviluppato” in questi anni, quanti debiti ha prodotto, e chi lo vuole ancora mantenere in vita, a nostre spese. Il semplice fatto che nel suo Statuto non sia previsto che un socio spontaneamente se ne possa andare me lo fa detestare. Viva la libertà. Credo che alle parole dovrebbero poi succedere i fatti. Gaffeo pare sia stato, e forse è, uno dei più strenui difensori dell’indifendibile. E’ comunque un suo diritto. Ha predicato che questo Ente sarebbe indispensabile (anche se gli ha “soffiato” sotto il naso un progetto cui stavano lavorando da mesi) e che al suo interno vi sono grandi professionalità. Bravo, bene, bis si direbbe. Tradotto: dia l’esempio e assuma almeno la metà di quegli otto dipendenti, evitando ulteriori gaffes, considerato che stanno cercando una collocazione. Voto 4
Il “fato, il caso, il destino”. Sono trascorsi 20 anni dalla morte Bettino Craxi. Io c’ero, quel lontano pomeriggio quando, appena eletto segretario del PSI, su un palchetto abbozzato e posto in piazza Vittorio Emanuele, sotto Palazzo Nodari, venne a tenere un comizio a Rovigheto. Ad assistervi saremo stati una quindicina di persone, in tutto, che si chiedevano “…ma chi è sto Craxi…”. Diversamente da quando, anni dopo, migliaia di polesani affollarono, quando era già famoso, piazza Garibaldi. Ho conosciuto anche il papà del divo canoro sanremese, oggi celebrato o criticato da tutti i media. La mamma è rovigotta, e sua manager. Lui era piccolo. Nel 1993 fui invitato per un colloquio dal dott. de Marinis, il padre. Non sapevo chi fosse, se non che mi aspettava nell’abitazione del comm. Lauro Zambon, in viale della Pace. Aveva sposato una delle figlie del presidente della Camera di Commercio, da poco arrestato per il “Caso Mazzolaio”, su ordine della procura patavina disposto dal pm dott. Bruno Cherchi, oggi procuratore capo di Venezia. Era salito da Roma a Rovigheto per coordinare le strategie difensive del suocero. Mentre il piccolo “Achille Lauro” era accudito dalla mamma, ci rinchiudemmo in una stanza, per scambiare opinioni e informazioni (mi ritenevano, la persona più informata sul “caso Bisaglia, Mazzolaio” eccetera, sic). Mi resta il ricordo di una persona gentilissima, e preparata. Il comm. Zambon, mi telefonò un’ora dopo essere stato scarcerato, per ringraziarmi. Mentre il dott de Marinis, mi dicono che nel frattempo abbia fatto carriera e sia approdato alla Corte di Cassazione. Insomma la vita è anche l’arte dell’incontro. Voto 8
Le foto, a volte, parlano. Sono più chiare ed esplicite di un articolo. Fummo noi, per esempio, dell’Ordine dei Giornalisti di Venezia, se non ricordo male, a traghettare i primi cine operatori Rai e portarli all’esame affinché divenissero giornalisti professionisti. Equiparando il loro lavoro a quello giornalistico. Una bella foto o ripresa televisiva, quindi, a volte valgono più di un articolo. Lo dovrebbero sapere anche i generosi volontari che si sono fatti immortalare in occasione della giornata del “Banco farmaceutico”. Erano capitanati dall’instancabile Paolo Avezzù, in municipio. Pare, come certi ferrovieri che vanno in pensione e si recano in stazione per vedere i treni passare, che non riesca a stare lontano dal municipio. Comunque sia, dalla foto pubblicata, hanno dato l’impressione di essere più “fruitori” che “raccoglitori” di farmaci, questi valorosi volontari. Voto 7
Credo che l’abbiano chiaramente compreso tutti, anche quelli che si sono battuti perché il governo approvasse la Zls per Venezia e i comuni polesani rivieraschi. Se non ci fosse stata la catastrofica alluvione di Venezia, che ha fatto commuovere e muovere politici privi di una chiara strategia programmatoria, non avrebbero mai fatta passare. Invece hanno abbozzato, inserendola nella legge di bilancio. Ora, con le casse vuote e gli indici negativi che arrivano sull’Italia dalle compagnie di reting, sono curioso di vederne i tempi di realizzazione. Voto 5
Male, in epoche come queste di sfiducia nella politica e nei politici, la mossa operata dall’amministrazione Zaia. Vuole aumentare ben dieci stipendi (cui si debbono aggiungere decine e decine di collaboratori) la truppa a Palazzo Ferro Fini. Eleggendo come assessori degli esterni, in Regione Veneto. Hanno cambiato lo Statuto per avere la possibilità di scegliere dieci nomi all’infuori degli eletti. Quindi aumentare la pattuglia da 51 a 61, con stipendi eccetera, per un costo in più di circa 7 milioni di euro a legislatura. Insomma le solite furbizie sulla pelle dei veneti: prima si riducono i consiglieri regionali ma subito dopo vengono surrogati con esterni. Un modo per dare la possibilità ai trombati di avere un ottimo stipendio. Brutto esempio, governatore. Voto 4
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