Quei demoni della notte
Quando cala il buio, che lascia il passo alla notte, a soffrirne sono soprattutto gli anziani. Principalmente se vivono soli, o parcheggiati nelle case di riposo. Mi ha molto colpito un fatto di cronaca apparso sui giornali. Un signore di 91 anni, Mario Finotti, ha tentato la fuga dall’edificio in cui da pochi mesi era ospite, l’Opera Pia Bottoni di Papozze. Annodando le lenzuola aveva costruito una fune in grado probabilmente di supportarlo e condurlo verso la libertà. Come i detenuti quando cercano l’evasione. Solo che il cavo non ha retto il suo desiderio, e si è spezzato. Così si è conclusa una esistenza. Grandi giornalisti, come Vittorio Feltri o Massimo Gramellini, hanno intinto le loro penne sul caso. Non era malato, non si sentiva abbandonato, riceveva ogni tanto le visite dei parenti, collaborava con il personale della struttura e aveva ancora amici in paese. Cosa potrebbe essere accaduto, quale era il motivo di questa tentata diserzione? Motivazioni tutte valide sono state ipotizzate, cui aggiungo la mia. Se si considera che circa un terzo della nostra esistenza la occupiamo dormendo, significa che stiamo inconsapevolmente sperimentando quel sottile confine tra il sonno e la morte. La cui differenza sta solo nella loro durata. La notte, il buio rappresenta il caos, dove passato e futuro, normale e mostruoso, reale e immaginario divengono i padroni dei nostri sogni, mentre anche i demoni si palesano. Chissà, quindi, quali “ospiti”, forse inattesi, avranno bussato alla porta del signor Finotti. E quale sarà stato il patto stipulato tra loro. Chissà. Il mistero è in noi, e ci accompagna. Affiancando il reale allo spirituale. Genesi: “…in principio Dio creo il cielo e la terra…..le tenebre ricoprivano l’abisso…..Dio disse…Sia la luce”. Il mitico Giacomo Leopardi scrisse che negli antichi c’era una liturgia: quando la notte portava loro incubi e brutti sogni, al mattino dovevano rivolgersi al sole che avrebbe fatto fuggire gli spettri
Roberto Magaraggia