Quando si onorava il lavoro
11 luglio 2022
Egli stesso, Giorgio Vasari, architetto, pittore e storico d’arte, intellettuale poliedrico, vissuto a cavallo del 1500, era rimasto orfano a 16 anni. Dovendo affrontare periodi bui per occuparsi della famiglia: madre, sorelle e fratelli più piccoli. Con trascorrere gli anni, attraverso la cultura, arrivo’ alla corte dei Medici. Comprese che la voracità del tempo cancellava la memoria. Trovando ingiusto che grandi pittori, architetti e scultori del passato fossero “eliminati dalla storia”, diede alle stampe un importante volume “Le Vite, Firenze MDL”. Pochi giorni fa la stampa nazionale e internazionale ha ricordato un grande capitano industria, scomparso all’età di 87 anni. Leonardo Del Vecchio. Aveva creato il suo primo stabilimento Luxottica in Veneto, ad Agordo nel bellunese. La sua grandezza, intelligenza, creatività la identifico non nell’essere divenuto l’uomo più ricco d’Italia, o nell’avere dato lavoro a 83.000 persone nel mondo, o essersi permesso ben tre mogli. Ma di aver creato e lasciato un’impronta, un’orma importante nel suo percorso terreno. Affrontando un cammino ad handicap: iniziato in un orfanotrofio, il famoso Martinitt di Milano. Fondato da un frate Veneto, Gerolamo Emiliani. Affrontando tappe molto impegnative: garzone, operaio, artigiano e poi imprenditore. Ecco, un tracciato magistrale: non mettendosi a fare il delinquente, il vagabondo, il fancazzista, come tanti criminali e mascalzoni d’oggidi. Che seppur investiti da infanzie sfortunate, invece di trarne insegnamento come fece lui, Angelo Rizzoli (editoria), Edoardo Bianchi ( biciclette ), Nelson Mandela ( premio Nobel ), sanno di trovare ospitalità in una nazione come la nostra, “progressista, cattolica, psicologica” , dove si assolve e tutto si giustifica. È il “regresso” che è davanti ai nostri occhi, almeno per chi li tiene aperti. Immagino quegli anziani, lettori di questo quotidiano: sono certo che ricorderanno la loro gioventù. Chi non era costretto a lavorare terminate le elementari per necessità familiari, occupava nel migliore dei casi estati a raccogliere pomodoro, frutta, o nella campagna saccarifera per guadagnarsi qualche lira per le vacanze o continuare gli studi, senza dover pesare sulle famiglie. Io stesso ho splendidi esempi vissuti in un paesino come Bagnolo Po. Dagli artigiani come il fabbro Tacchini o il calzolaio Tarcisio, agli stradini De Giuli e Veronese, ai contadini che sudavano nei campi sotto il sole, con temperature come queste. C’era in loro un imperativo, un impegno: onorare il loro mestiere. Volevano meritarsi il salario, ma soprattutto rispettare il loro opera. Era una società in cui Dio era ancora presente. E le prediche del monaco San Benedetto, con il suo “Ora et labora “, trovavano spazio anche nella sofferenza. Perfezionate da un San Francesco che sosteneva che chi lavora con le mani era un operaio, chi con le mani e la testa un artigiano, chi con le mani la testa e il cuore un artista.