Rovigheto se magna la cultura.
3 dicembre 2022
Scimiottare i comportamenti dei padroni è una delle caratteristiche della servitù. Così a Rovigheto, definita impropriamente “ La piccola Venezia “ (Adigetto uguale Canal Grande, Piazza Vittorio Emanuele simile Piazza San Marco, la Rotonda identica Madonna Salute ), smarrita la propria identità ricorre all’imitazione. Scordandosi la diversità. Non so se la balzana idea di far pagare un biglietto di accesso al tempio della Madonna del Soccorso, chiamata Rotonda, sia opera del vice sindaco e assessore alla cultura Roberto Tovo, inadatto a tale ruolo. La Chiesa avente pianta ottagonale ( il numero 8 è simbolo di speranza e salvezza ) fu eretta come quella della della Salute, in onore di Maria per aver spazzato via la peste. Entrambe sono gestite da un Sindacato civico. La differenza è però notevole: entrando, per esempio, nell’edificio lagunare ci ritroviamo di fronte a opere di Tiziano, Tintoretto o il Padovanino. Nulla in confronto ai dodici telieri, di modesta fattura-come le sculture- nella chiesa di Piazza XX Settembre. Otto dei quali ci ricordano le facce dei podestà che ci hanno governato, altrettanti la Madonna. Se, a uno dei rari preziosi reperti che ci rimangono, si decide di dedicare gli sforzi e le attenzioni intellettuali dell’amministrazione comunale, aggravate dall’opposizione che vorrebbe far pagare solo i foresti ( si parla di 2/3 euro, rispetto ai 12di Venezia per accedere a tutte le 18 chiese, sommerse di capolavori ) non ci resta che registrare l’ennesima delusione. Che lontani i tempi di una Rovigo che nel 1553 vide, ad opera di un ricco commerciante, abile oratore e cavaliere di San Marco, come Giovanni Domenico Roncali, la nascita dell’Accademia Degli Addormentati. Elitaria, rivoluzionaria e laica come deve essere la cultura, ebbe vita breve: il podestà Domenico Foscarini la segnalò al Senato sostenendo che il luogo era “… ricettacolo di eresia e forse altre cattive opere…”. Tanto basto’ per ucciderla. Solo nel 1580 l’eredità fu raccolta con la nascita dell’Accademia dei Concordi. Un altro importante capitolo di una Rovigo che fu lo scrisse l’Abbazia degli Illusi. Nata nel 1927 ad opera del grande Eugenio Ferdinando Palmieri, quale rivista letteraria mensile, durò altrettanto poco. Vi collaborarono, oltre a Palmieri, Gino Piva, Pino Bellinetti, Aldo Luzzatti, Emilio Ventura, Livio Rizzi, Gigi Fossati e Guido Consigli. La riprova che in questa fertilissima terra alloctona, la cultura fatica ad attecchire.