Il travaso delle idee
24 ottobre 2019
Credo che la partitica sia l’arte della creatività, non sempre della serietà. Le cronache di questi giorni ci informano di sconquassamenti che interessano quel che rimane di Forza Italia, distrutta a livello locale dal commissario, e del Partito democratico, che si avvia a un importante dimagrimento. La fiera e battagliera Cristina Folchini abbandona gli azzurri: da quanto si legge tra le righe del suo addio, non riuscirebbe più a condividere il percorso con gli amici del suo partito. Da quello che sappiamo, a Rovigheto, erano rimasti in due, lei e il pupillo del commissario, Andrea Bimbatti. Dando per scontato che il riaffacciarsi del “rieccolo” Paolino Avezzù non possa essere l’oggetto del gran rifiuto. Ho infine rilevato un ossimoro: la presidente, ancora in prorogatio ad ASM SET, elargisce stima e amicizia al commissario del partito, onorevole Piergiorgio Cortellazzo. Ma come, verrebbe da chiedersi? E’ lui o non è lui il responsabile della politica cittadina e provinciale? O, come sussurrano certi critici maligni, Cortellazzo è anche l’attuale presidente di Acquevenete, dove lavora? (Ritorna alla mente l’incredibile dichiarazione di Matteo Masin, che non poteva schierarsi in consiglio comunale contro Bergamin, in quanto l’ex sindaco era anche il “suo vicepresidente di Aquevenete”). Ma anche nel Partito democratico non si brinda, nonostante l’aver ricevuto il gratta e vinci per la guida della Nazione. Cominciano lentamente a disgregarsi, con decennale ritardo. Mettere insieme “diavolo”, comunisti, e “acquasanta”, democristiani, è stato un pasticcio che ha prevalso finché la tavola era imbandita, e le risorse bastavano per tanti. Ora inizia la dieta. Le rivoluzioni, la storia insegna, nascono quando non ci sono sedie per tutti. Dopo la sforbiciata dei parlamentari il Polesine sarà, per i politicanti locali, a secco. Restano o la Regione, dove la volpe Azzalin vuole a tutti i costi essere candidato per il terzo mandato, o posti di sottogoverno, ammesso che a Roma considerino i polesani. Renzi, e il suo nuovo movimento Italia Viva, si è intanto portato via due importanti sindaci che hanno lasciato il PD, Raito (Polesella) e Piasentini (San Martino Venezze). Non gradivano l’accordo tra 5 Stelle e PD, gli va invece bene quello tra Grillini, Italia Viva e PD. Anche qui, dalle dichiarazioni rese, pare non gradiscano più il partito “delle tessere”. “Le tessere” a Rovigheto fanno principalmente capo a due personaggi, Domenico Romeo e Graziono Azzalin. Quelli che hanno inventato Gaffeo. Altri ancora si allineeranno a IV, con Papuzzi, Frigato junior, eccetera eccetera. A Rovigheto i sentori di ciò che accade si avvertivano da tempo. Aver scelto, nelle ultime elezioni amministrative del capoluogo, un candidato sindaco fuori del partito, un neofita, è la dimostrazione che le tante animelle non riuscivano ad esprimere un loro personaggio. Ecco quindi ricorrere al “bostik Gaffeo”. Un professore di economia alla lontana università di Trento, più famosa per il Concilio Tridentino del 1545-63 che per gli economisti. Ma una analogia c’è: quello divenne famoso perché era stato convocato da Papa Paolo III per rispondere alla proliferazione in europa dei Protestanti, guidati da Martin Lutero; questo, “Gaffeiano”, per ridurre al silenzio le aspirazioni dei “sinistri” locali. E, come sta facendo, dividerli per continuare ad imperare.
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